A differenza del passato, oggi il tema delle mafie è dibattuto pubblicamente, anche se capita di vederlo spesso affrontato in modo superficiale e stereotipato. Appare necessario, tuttavia, adottare uno sguardo in grado di veicolare a un pubblico ampio i risultati di ricerche e studi scientifici sull’argomento, con l’obiettivo di restituire in modo chiaro e comprensibile la complessità del fenomeno. 

Riflettere su che cosa sia la mafia implica infatti definire un oggetto multidimensionale, del quale non esiste una visione univoca ed esaustiva. Ad esempio, per lungo tempo la mafia è stata letta da istituzioni e studiosi come un fenomeno culturale specifico di alcuni contesti del Sud Italia. Tale convinzione ha veicolato idee che confondono sostanzialmente il fenomeno con il suo luogo di origine, riconducendo il problema a una presunta mentalità mafiosa, ritenuta espressione di una subcultura di determinati territori, considerati di fatto arretrati. 

Questa lettura ha causato diversi effetti perversi. Su tutti, il rallentamento nell’adozione di una norma giuridica che contrastasse le mafie come specifiche organizzazioni criminali. L’idea della mafia come mentalità propria di un contesto sottosviluppato è stata inoltre funzionale alla creazione di un confine immaginario tra una società legale, occupata dai cittadini onesti, e una società illegale popolata invece dai mafiosi, depositari di valori assai distanti da quelli della gente “per bene”. 

Questa lettura dicotomica rischia di avvalorare visioni culturaliste del fenomeno, che sono state però largamente smentite dalle evidenze giudiziarie ed empiriche. 

Approfondimenti

Sui modelli interpretativi delle mafie si consiglia R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove. Radicamento ed espansione, Donzelli, Roma 2009. Cfr. U. Santino, Dalla mafia alle mafie. Scienze sociali e crimine organizzato, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; M. Santoro (a cura di), Riconoscere le mafie, il Mulino, Bologna 2015.

Per avere un quadro più preciso della genesi delle mafie tradizionali e degli specifici contesti in cui sono sorte si rimanda a P. Pezzino, Una certa reciprocità di favori, Franco Angeli, Milano 1990; S. Lupo, Storia della mafia dalle origini ai giorni nostri, Donzelli, Roma 1993; F. Barbagallo, Storia della camorra, Laterza, Roma-Bari 2010; S. Lupo, Potere criminale, a cura di G. Savatteri, Laterza, Roma-Bari 2010; E. Ciconte, ‘Ndrangheta, Rubettino, Soveria Mannelli 2011; M. Marmo, Il coltello e il mercato. La camorra prima e dopo l’Unità d’Italia, L’ancora del mediterraneo, Napoli 2011; F. Benigno, La mala setta. Alle origini di mafia e camorra. 1859-1878, Einaudi, Torino 2015; I. Sales, Storia dell’Italia mafiosa. Perché le mafie hanno avuto successo, Rubettino, 2015; S. Lupo, La mafia. Centosessant’anni di storia, Donzelli, Roma 2018; I. Sales, Storia delle camorre, Rubettino, Soveria Mannelli 2022.

Sull’importanza della dimensione culturale nel fenomeno mafioso si suggerisce la lettura di G. Gribaudi, Mafie, culture e gruppi sociali, in «Meridiana», 7-8, 1990; L. Paoli, Fratelli di mafia, il Mulino, Bologna 2000; M. Santoro, La voce del padrino, Ombre corte, Verona 2007; A. Dino, La mafia devota, Laterza, Roma-Bari 2008.

Se si vuole approfondire il maxiprocesso di Palermo e l’attività del pool antimafia di negli anni Ottanta si consiglia la lettura di G. Falcone (con M. Padovani), Cose di cosa nostra, BUR, Milano 2017.

Per capire meglio le più diffuse rappresentazioni mediatiche delle mafie che influenzano il senso comune sul fenomeno si consiglia la lettura di M. Ravveduto, Lo spettacolo della mafia, EGA, Torino 2019.

Fascia oraria dell'evento (1)

Venerdi 22/03/2024 –
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Redazione Redazione

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