Da sempre le mafie cercano rapporti con le classi dirigenti e viceversa. Spesso è infatti in atto un’opera di reciproca legittimazione, che finisce per consolidare il potere mafioso e per accrescerlo nel corso del tempo. I mafiosi fanno fruttare infatti le relazioni intrattenute con soggetti che si trovano in posizioni favorevoli nei campi della politica e dell’economia legale. Nell’immaginario comune, questi attori criminali sono rappresentati come abilissimi manager con spiccate capacità imprenditoriali. I riscontri empirici raccontano tuttavia una realtà ben diversa, che lega il successo economico dei mafiosi alla loro abilità nell’occupare le posizioni strategiche nelle reti sociali e costruire alleanze con imprenditori e altri operatori economici.
Le mafie, infatti, non detengono particolari competenze di impresa. I settori economici in cui operano maggiormente sono spesso a bassa specializzazione e funzionali all’imposizione di forme di controllo del territorio: è il caso del movimento terra o dell’edilizia. Per quanto riguarda i settori con un livello più alto di specializzazione va invece considerato il rapporto con il mondo dell’imprenditorialità, che risponde a specifiche esigenze e non si estrinseca soltanto nell’imposizione estorsiva. Se esistono infatti gli imprenditori subordinati, cioè coloro che subiscono passivamente la richiesta di estorsione e si sentono impossibilitati a resistere a questa pressione pagando il pizzo, molto importanti per le mafie sono gli imprenditori collusi, coloro cioè che ricercano una relazione attiva con il mondo mafioso per sfruttarne le conoscenze e i servizi.
Approfondimenti
Sulle capacità imprenditoriali dei mafiosi e sui settori dell’economia legale in cui sono tradizionalmente inseriti si consiglia la lettura di R. Sciarrone (a cura di), Alleanze nell’ombra, Donzelli, Roma 2011; N. dalla Chiesa, L’impresa mafiosa, Cavallotti, Milano 2013. Cfr. anche R. Catanzaro, Il governo violento del mercato, in «Stato e mercato», 23, 1988; U. Santino e G. La Fiura, L’impresa mafiosa, Franco Angeli, Milano 1990; P. Arlacchi, La mafia imprenditrice, il Mulino, Bologna 1993; V. Ruggiero, Economie sporche, Bollati Boringhieri, Torino 1996; E. Fantò, L’impresa a partecipazione mafiosa, Dedalo, Bari 1999; G. Gribaudi (a cura di), Traffici criminali, Bollati Boringhieri, Torino 2009; L. Brancaccio e C. Castellano (a cura di), Affari di camorra, Donzelli, Roma 2015; E.U. Savona e F. Calderoli, Criminal Markets and Mafia Proceeds, Routledge, London 2015.
Per approfondire il tema del rapporto tra mafiosi e imprenditori si rinvia a R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli, Roma 2009; S. Pellegrini, L’impresa grigia, Ediesse, Roma 2018; R. Sciarrone e L. Storti, Le mafie nell’economia legale, il Mulino, Bologna 2019.
Per capire meglio come funziona l’estorsione-protezione si rimanda a R. Catanzaro, Il delitto come impresa, Liviana, Padova 1988; D. Gambetta, La mafia siciliana, Einaudi, 1992; P. Monzini, L’estorsione nei sistemi di criminalità organizzata, in «Quaderni di sociologia», 11, 1996.
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Venerdi 05/04/2024 –
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Redazione